LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELL'ANGOLO NELLA SCUOLA DI GRAZ

Relazione di Arch. M.Wolff-Plottegg  / Circolo Trentino Per L´Architettura Contemporanea 02/12/1992 

Architrave

Non mi limiterò oggi solo all'angolo dei Greci. Vedremo oggi sia angoli interni che esterni, più in generale ci occuperemo sia di spigoli nello spazio che tratti sulla carta, e poiché sono un architetto, quindi un attivo, non mi limiterò all'osservazione, ma tenterò di argomentare dal punto di vista del "manipolatore" di spigoli.

Chi sia stato almeno una volta in Grecia, chi abbia ricevuto una educazione umanistica o storica, conosce l'ammirazione che prende l'osservatore di fronte ad un tempio greco. Noi oggi lasceremo da parte l'emotività, il concetto di "bellezza" e faremo un'affermazione sistematica: il significato del tempio greco non sta nell'edificio come tale, ma in ciò che è nato da questo e su di esso: l'ordine dell'architettura.

Tutti conosciamo il detto: "costruiere vuole dire mettere in ordine" e sappiamo per esperienza che un principio d'ordine, quale venga posto all'inizio della progettazione, molto spesso viene modificato nel corso dei lavori. Succede a tutti i principati, ed è successo anche ai Greci antichi.

Oggi sappiamo che nel caso del problema dell'angolo ci troviamo di fronte in effetti ad un'altro fenomeno: il reticolo. Come certamente sapete il reticolo non quadra quasi mai, né nel piano che nella facciata, né tanto meno in un agglomerato tridimensionale. Segue quindi la domanda: si possono fare delle eccezioni nel reticolo, possono esserci delle divergenze, e se sì, si può allora parlare di modularità, e così via.

Conoscete a questo punto quella buona scusa che dice: l'eccezione conferma la regola.

Andreas Gruber, un architetto che ha collaborato con me in diversi progetti, sostiene la tesi che nel classico problema dell'angolo dei Greci evidentemente si tratta di una manovra deviante degli architetti: portando l`attenzione sul problema dell'angolo, essi volevano distrarre dal vero problema, e cioè dal fatto che non erano riusciti a risolvere nè formalmente nè costruttivamente il passaggio di materiali, dal legno alla pietra. Un vero fallimento.

La manovra deviante ha avuto anche come effetto che gli architetti, se si distraggono con queste problematiche apparenti, non hanno più potenziale per nuove opere creative. In tal modo, per secoli non si sono avuto nuovi sviluppi in architettura. Solo coloro che sono stati capaci di emanciparsi dal subdolo problema dell'angolo sono riusciti a lasciare la loro impronta. Sotto questa luce credo che sia facilmente comprensibile per quale ragione la Grecia non abbia un ruolo fondamentale sulla scena architettonica internazionale, similmente a Vienna, che continua ad essere paralizzata da Otto Wagner e Adolf Loos.

C'è anche un altro trucco, dietro a tutto ciò: i Greci, stabilendo che esiste un ordine dell'architettura e di conseguenza un problema dell'angolo, hanno costretto i posteri a confrontarsi con tali temi. Così vediamo come per generazioni gli architetti siano stati martoriati con architravi, triglifi e metope, alcuni addirittura svilupparono una particolare propensione verso tali modelli. Anche grazie a questi trucchetti ci si può procurare fama durata. E così accadde che la radice della architettura finora è stata cercata nel tempio greco.

E per questi motivi che da anni ormai mi rifiuto di occuparmi di questa materia. Si può dire che a tale riguardo sono un ignorate. Non sono quindi in grado di spiegarvi correttamente e scientificamente queste immagini, credo in particolare si tratti di particolari rapporti di distanza tra gli elementi o di come qualcosa possa avere un aspetto più piacevole, o qualcosa di simile: sapete bene cosa si pensa in questi casi .... Ritengo che qui non sia il caso di parlare di arte della costruzione - é l´arte d´argomentazione.

Considerandomi un progettista emancipato ed indipendente, io direi: lasciamo da parte il pilastro angolare, se comporta così numerosi problemi, e ciò mi sarebbe parsa una buona soluzione. Poi un amico mi disse che anche questa era una buona soluzione solo parziale, poiché il pilastro successivo sarebbe diventato a sua volta un pilastro d´angolo e cosi via. Voi conoscete "l'angolo senza pilastri" di Mies van der Rohe o "pilastri spostati verso l'interno" di F. L. Wright, o l'angolo tondo.

Quindi il problema dell'angolo è costantemente presente, e si utilizzano le più diverse soluzioni architettoniche. Diventa cosi una costante del vocabolario architettonico.

Conosco ancora tali riflessioni perché facevano parte della mia educazione architettonica e so che gli architetti usano un marketing basato sull'apparenza dell'edificio. Io non applico queste regole nella mia prassi di progettazione, le ritengo vecchie. Penso per l'architettura odierna sia importante muoversi a proprio agio all'interno delle varie teorie sistemiche più attuali, più che non nelle teorie stilistiche. In altre parole: il profilo della capacità di un edificio è più importante di una soluzione "elegante" dell'angolo.


3 cubi shade                                   3 cubi wire frame

Questi sono schizzi che ci mostrano come per riconoscere spigoli ed angoli si debba fare anche ricorso alle teorie della percezione. Nell'immagine a sinistra vediamo alcuni tratti. Possiamo percepirli come segni piani, bidimensionali, se vogliamo possiamo anche vederli come rappresentazione bidimensionale di un cubo. Vedete, il fatto che uno spigolo sia tale o meno, veramente dipende da ciò che vogliamo vedere. Ricordatevi per esempio dei disegni di Escher.

In uno spazio tridimensionale, per esempio in una stanza, percepiamo dapprima gli spigoli e poi le superfici; La percezione quindi segue il processo della costruzione geometrica in cui le linee rette aprono una superficie. L'artigiano procede diversamente: dapprima costruisce il muro, la superficie, e poi gli spigoli vengono da sé, quale intersezione di superfici. Nella rappresentazione usuale dello spazio siamo abituati a segnare con una linea, il posto in cui si trova uno spigolo. Oppure, argomentando all'inverso: se non facessimo tante linee, non vedremmo ovunque degli spigoli.

La tridimensionalitá nello wire-frame é riconoscibile facilmente. In una raffigurazione bidimensionale basata sulle varie superfici, in cui gli spigoli non sono particolarmente vistosi. Per tale motivo ci riesce difficile riconoscere un cubo, dobbiamo sforzare notevolmente la nostra capacità immaginativa oppure bisogna interpretare con la nostra sapienza.

Anche qui si pone la domanda: cos´é da percepire bi- o tridimensionale, e se tridimensionale, allora sorge la seguente domanda, se questi siano spigoli interni o esterni. Voi tutti conoscete questi giochetti dalle anamorfosi barocche.

L'aspetto principale è quindi, sia nel campo digitale che analogico, l'intelligenza della percezione dell'angolo, ovvero la capacità più o meno sviluppata di percepire un angolo.

Se si tiene una lente davanti allo schermo su un' angolo (= intersezione fra due superfici) per ingrandirlo, si ottengono solamente informazioni sugli trio-pitches. La difficoltà e qui nel riuscire a capire se un pixel, un punto sia un elemento di una superficie e se il punto ed esso vicino apartenga alla stessa superficie o a un'altra. Attualmente è uno dei problemi più difficili dei programmi di percezione visiva. Sul monitor, come in natura, non esistono linee che dilimitino i punti di una superficie da quelli di un'altra superficie. Tali osservazioni accennano ad un problema che oggi, nella scienza della teoria dei sistemi effettivamente rappresenta il problema dell'angolo. Desidero ricordare a questo proposito soprattuto la ricerca della intelligenza artificiale, la visione del mondo nella geometria frattale, le teorie sul caos e infine la fuzzy logic.

Poichè noi architetti non siamo degli esperti in questo campo, desidero considerate le mie riflessioni come un divertissment, di solito così apprezzato dagli architetti.

Inoltre ritengo che la Scuola di Graz non abbia affrontato scientificamente e sistematicamente la cosa - cioè "l'angolo", ma che sia rimasta a livello molto superficiale. Le soluzioni formali presentano comunque aspetti di sagezza.


Anamorfosi

Mi sia concesso ancora qualche nota trasversale: abbiamo visto che la soluzione dell problema dell'angolo sia strettamente connesso con la percezione. Similmente io suppongo che le mie qui proposte riflessioni appartengano specificamente all'ambiente architettonico mitteleuropeo, e che non possano affatto essere comprese in ambiti culturali con diverse abitudini di percezione, come ad esempio dagli eschimesi.

A tal senso possiamo anche affermare che la nostra, cultura mitteleuropea della percezione è stata modificata dall'introduzione della rappresentazione prospettica. Ciò è facilmente testimoniato dalla storia dell'architettura, ad esempio le conseguenze avute nella progettazione di strade e piazze, sugli stessi edifici, le facciate a prospettiva centrale, e così via.

Da sempre mi hanno piaciuto molto le anamorfosi, per così dire gli eccessi della prospettiva, ovvero il gioco con la sua percezione in prospettiva: siamo abituati a veder orientati gli spigoli in linee parallele (se no gli edifici, le strade, le rotaie diventerebbero sempre piú larghe - e dove andrebbe a finire! e poi la parellelitá da che la certezza che le circostanze in altri loughi sono le stesse!) il fatto che nella prospettiva il punto d´incrocio = punto di fuga viene registrato dall´occhio ovvero sulla carta é semplicemente un trucco. Con il doppiogioco di una parellelitá reale e nel convergere nell´immagine virtuale é possibile manipolare le medesime in una configurazione reale e nella percezione abituale.

Concipire un´architettura basata su delle manipolazioni percettive é chiaramente una strategia molto piú efficiente invece di un concetto basato su delle regole estetiche qualsiasi. Penso che qui si pongono alcuni aspetti importanti per la nostra attivitá, specialmente nell´ambito dell´angolo. E´ questo un ulteriore sviluppo di ciò che si era già verificato nel cubismo, e da qui l'evoluzione arriva sino al decostruttivismo. O un altro esempio precedente di arte figurativa, Caspar David Friedrich, 1824, un primo contributo alla dissoluzione.

Il Merzbau di Schwitters mi ha sempre affascinato. Qui la dissoluzione degli spigoli è riuscita in modo quasi esemplare; naturalmente con un retroscena concezionale diverso da quello p.e. gotico. Vedete qui l'antitesi alla "scatola da scarpe". Chi volesse affermare che ciò contraddice alla razionalità moderna non ha la più pallida idea delle già citate teorie sistemiche. Un cretino postmoderno naturalmente non potrà capire tutto ciò e mi contradirá.

Io penso che la de-construzione ha come contenuto l'irritazione della percezione, ovvero una modificata percezione dello spazio. In tal senso la decostruzione non è un concetto ne formale né costruttivo: essa è manipolazione pura. Un altro accenno alla geometria dei frattali: la curva di Koch come semplice algoritmo lineare. Come sapete e come abbiamo imparato a scuola, le definizioni di una linea retta è "il percorso più breve e diretto fra due punti". La curva di Koch mostra due punti nello spazio finito, fra i quali si stende una linea di lunghezza infinita. Ciò è senz'altro molto importante, parlando di spigoli. Soprattutto è importante lasciare alle nostre spalle la geometria euclidea primitiva. Cosa che gli architetti non fanno praticamente mai, ed è per questo che le case spesso sembrano un blocco di legno della scatola delle costruzioni per bambini.

Ho sempre avuto l'impressione che gli architetti siano rimasti dietro agli sviluppi delle scienze e delle arti. Nel migliore dei casi esse cercano di stare al passo, ma solo raramente hanno contribuito ad un effettivo sviluppo culturale.


James Turell

Stiamo ancora parlando in maniera primitiva della bidimensionalità e della tridimensionalitá (o anche della non ancora raggiunta quadridimensionalità), allo stesso tempo la geometria dei frattali ci dimostra l'esistenza di dimensione di qualsiasi valore numerico, ad esempio la curva di Koch ha come dimensione 1,262 (uno virgola due sei due).

Ancora un bell'esempio di dis-soluzione della percezione: le installazioni luminose di James Turell. Ciò che si vede qui non sono spigoli spaziali, sono solo i limiti tra diversi valori di intensità luminosa. Gli spigoli spaziali vengono risolti dall'illuminazione. Si costituiscono così nuovi spigoli virtuali, che si trovano quasi sospesi in aria. Lo spazio fisico delle pareti, così come nel piano a sinistra, non esiste più dal punto di vista ottico, ma è quasi l'involucro per lo spazio luminoso.

Volevo addurre questi esempi per chiarire lo sfondo culturale, esempi per me di importanza decisiva. Desidero così riassumere la mia concezione degli angoli e dello spazio:

1.) la percezione degli spazi si orienta indirizzandosi agli spigoli e non alle superfici.
2.) analogamente alle anamorfosi, io lavoro sulla manipololazione della percezione
3.) la geometria euclidea primitiva può venir sostituita oggi da modelli più complessi
4.) la dis-soluzione di spigoli ed angoli non è un concetto formale

Sulla base delle precedenti riflessioni ho svillupato alcuni piccoli progetti . Daprima 3 stanze da bagno, ristrutturazione di spazi esistenti: i limiti spaziali, cioé gli spigoli sono stati modificati per diversi motivi.

Nella più piccola stanza da bagno che io abbia mai progettato, ho dissolto i limiti spaziali per rendere più grande questa piccola stanza. La struttura originale - circa centoventi per centoquaranta centimetri - con una finestra stretta originalmente era un ripostiglio.

In questo caso ho effettuato varie manipolazioni di spigoli.
1.) una moltiplicazione: accanto allo spigolo interno originario sono stati tolti a destra e sinistra due mattoni, una modificazione minima grazie alla quale si ottiene un effetto scalare, che viene sottolineato dal colore - strisce bianche e nere. Allo stesso tempo però abbiamo un'illusione ottica, poiché possiamo vedere anche un piano a strisce senza spigoli fra di loro.
2.) l'incasso della finestra è stato smussato ed rifornito di specchio. Questo arriva sino alla finestra sotto 45 gradi, e la finestra diventa cosi quasi un corpo stereometrico.
3.) La vasca ed il piano lavabo sono leggermente rotati, per guadagnare spazio, qui accanto alla vasca un ampio ripiano portaoggetti, alle due estremità della vasca abbiamo specchi leggermente angolati fra di loro. In tal modo otteniamo uno spazio specchiato non diritto, ma apparentemente curvato.

Grazie a tali semplici accorgimenti raggiungiamo grandi risultati. In un lavoro di ristrutturazione non si puó cambiare molto: aggiungendo delle opere sul piano di base si riduce la superficie utile, inoltre è possibile togliere dalle pareti solamente pochi centimetri. Se però ci concentriamo sugli elementi essenziali - cioè gli spigoli - troviamo facilmente una soluzione effettiva dello spazio.

La parete scalata dietro alla vasca è in semplice vetro da finestra.

Grazie alla rottura degli spigoli viene meno la percezione, non ci si orienta più poiché vengono a mancare gli spigoli necessari. La inequivocabilità degli spigoli viene annullata, moltiplicata, neutralizzata. Lo spazio non ha più limitazioni, e soprattutto non appare così stupidamente quadrangolare.


Plottegg

Tutte le direzioni verticali sono state inoltre inclinate di 7 gradi, ciò aumenta il senso di insicurezza. A questo proposito vorrei notare che non questa inclinazione si nota subito che qualcosa sta andando storto. Per questo, in successivi progetti ho diminuito questa inclinazione, fino a giungere ad un minimo di una deviazione di un grado sulla verticale. Tale soluzione mi pare la migliore, poiché si ha appena la sensazione che qualcosa non quadra.

Se un lavandino viene montato leggermente inclinato, sembra che l´acqua nella vasca sia inclinata - cosa invece, che sarebbe incredibile e cosí via.

Un´altra stanza da bagno con le stesse tendenze manipolatorie di base. Qui però abbiamo una linea più morbida, non così decisamente geometrica come i precedenti esempi. Ecco la soft-line.

Il concetto nellapianta è più elegante, poiché sono stati effettuati meno lavori di scalpellatura. Un prato di plastica sia sul pavimento che sulle pareti. Per la divisione dello spazio uno specchio sistemato al centro. E le leggendarie frange, fra bidè e vaso del gabinetto, e qui accanto alla porta. Davanti al prato sulla parete una lastra in plexiglas, le frange presso il bidè, il resto del prato sulla parete è posto sul pavimento assieme alla sua forma complementare. Qui non abbiamo quasi nessun spigolo.


Plottegg
Ho cercato a lungo prima di trovare il materiale adatto a degli spigoli morbidi. Queste frange risultano ancora più morbide poiché si muovono naturalmente se le si tocca.

Come sapete, un architetto deve sempre curare un particolare dettaglio, per una foto, per pubblicazioni o relazioni. Qui a destra vedete un dettaglio del fissaggio a terra delle frange, grazie ad un pezzo di gomma tolto da un portapacchi di auto, perché anche le frange provengono da un apparecchio per autolavaggio. Di seconda mano, gratis; Arte povera, architettura povera, spigoli poveri.

Il dettaglio di fondo é identico a quello del solaio, anche perché la paga era abbastanza bassa. E per il product-placing giusto non bisogna mai dimenticare di rimuovere le etichette delle ditte solo dopo il servizio fotografico.



Plottegg

La sciocchezza con gli spigoli e le frange la ho utilizzata anche in altre opere: questo è il mio manierismo. La ragione per la quale nutro ancora interesse per questo, è che sono ulteriori concetti di forme divergenti. Ciò è in certo qual modo informale. La forma non esiste per se stessa, la forma è risultato della velocità. Questo è un piccolo accenno contro le regole, contro la sezione aurea.

Anche la porta è in plexiglas. La sua trasparenza e gli effetti di interferenza sottolineano ulteriormente l'impressione di imprecisione e morbidezza.

Ci sono ancora molti aspetti interessanti, che però non riguardano direttamente la problematica da noi trattata.

Parto ancora da un dettaglio - un angolo del pavimento: il pavimento non è più orizzontale, ma sollevato di 2 gradi, il rivestimento del pavimento viene continuato sulla parete. Sullo sfondo uno specchio.


Plottegg







I dettagli nell'altra direzione di obliquo, verso l'alto: una lastra mobile e curva in plexiglas. Le frange sono montate sulla lastra in plexiglas che si muove. Due specchi montati uno di fronte all'altro e leggermente obliqui fanno apparire una curvatura dallo spazio in profondità, come prima nella stanza da bagno molto piccola. Qui ho ripetuto il repertorio visto finora: però non si tratta di una stanza da bagno, ma di una istallazione per mostra in un vagone ferroviario. Qui potete vedere la tipica porta del vagone.


Plottegg

La concezione spaziale: i treni di solito sono lunghi, stretti e sporchi. La mia concezione ne è l'antitesi. Questa foto non mostra il treno che sta viaggiando in curva, ma la larghezza manipolata del vagone di circa 3 metri.


Plottegg

La visione totale con tutti gli elementi: due specchi, una parete per proiezione che si muove, con frange, il pavimento inclinato con il rivestimento continuato sulla parete.
 
 


    

    
Plottegg

Una delle porte del castello Trautenfels, a prima vista ha poco a che fare con gli angoli. Questa è una porta per un castello. Così mi sembra fin troppo semplice utilizzare gli elementi della geometria euclidea mi sembra strano che una porta convenzionale quando è aperta, giace nello spazio senza funzione. Per questa ragione ho concepito questa porta stereometrica, la quale, quando è aperta costituisce due scale. A porta aperta, naturalmente le scale conducono nel vuoto.

Si potrebbe dire, che questo è un puro capriccio, fare così tanti angoli, quando il moderno classico postula l'assenza dell'angolo. Ma di caso in caso si può progettare qualcosa di più "lussurioso", si tratta pur sempre di un castello barocco.

La cosa più importante che voglio dire è che in verità l'architettura si origina dalla manipolazione e che sono concesse tutte le manipolazioni. La consapevolezza che tutto è concesso è probabilimente il segno essenziale della scuola di Graz. Questo è valido per me e lo proietto perciò anche a miei amici.

Prima di esaminare piú profandamente gli "angoli grazali" alcune osservazioni sulla scuola di Graz. Onde evitare una visione di parte, vi parlero di cio che all'estero si dice della scuola grazese.

Come saprete a Graz l'attività architettonica è molto intensa. Questo non è il risultato di pochi attivisti, che danno fama a Graz anche all'estero, ma tutto ciò ha a che fare con l'Università tecnica: il periodo di studi dura dai 7 agli 8 anni, gli studenti della provincia vi si abituano talmente, da rimanere poi, anche dopo gli studi nella provincale Graz. Esistono però anche tipici rappresentanti della scuola grazese, che non sono mai stati a Graz.

A Graz è relativamente piacevole essere architetto, perché esistono alcuni precursori. La parte restante, e gli adepti della scuola di Graz, non hanno perciò l'esigenza di sviluppare autonomamente qualcosa, ma più semplicemente "seguono il flusso". Ciò significa che l'architetto che malgrado gli sforzi non ha una propria "scrittura", si serve di uno stile. E la scuola grazese ha senza dubbio uno stile, sebbene al momento non è assolutamente chiaro, se il gruppo dei riduzionisti minimalisti o gli azionisti vinceranno il prossimo concorso.

Il background grazese ha il vantaggio che non esistono famosi precursori nei dintorni, ai quali bisogna riferirsi. (riguardo ciò ho gia menzionato Vienna); Per questo si progetta molto liberamente.

Non solo a Graz gli architetti si reputano moderni e aperti e si sentono sopratutto originali. Anche il committente vuole per lo più individuali, originali architetture. Quindi siccome ogni architetto vuole necessarieamente essere originale, nessuno vuole aderire alla scuola di Graz.

É addirittura una caratteristica del tipico architetto dell'ambiente grazese, di reputarsi un singolare "combattente". Non deve assolutamente parlare della scuola di Graz, ma si dovrebbe dire "la cosidetta scuola di Graz" e intendere sempre "gli altri". Questo è lo statuto non scritto dell'associazione.

Del resto: siccome io per questi motivi non sono certamente membro della scuola grazese sono l'unico che puo conferire una carica di membro d'onore della scuola di Graz. Quando qualcosa dà un proprio contributo alla definizione della scuola di Graz, conferisco io all'architetto la carica di membro d'onore, con ciò finalmente la definizione della scuola di Graz sarà più precisa.

Alcuni architetti grazesi sono agiati al punto di potersi permettere di costruire una casa propria. Presumibilmente per risparmiare progettano loro stessi come quei costruttori del fai- da-te in periferia. E non ho mai sentito che un architetto grazese abbia indetto un concorso internazionale con una generosa retribuzione, per la propria abitazione - pura penuria di denaro! Ci sono anche commentatori, i quali dicono che sia proprio questo lo specifico regionalismo grazese. Altri pensano che sia parte di un ceremoniale di autorealizzazione.

Capito ciò, sarà anche chiaro, che la scuola grazese è certamente autoctona, ma sicuramente non regionalista ed ha veramente una dimensione internazionale.

Per gli storici ed i critici non è facile poter dare un giudizio, perchè la scuola di Graz dal punto di vista etnico e naturalmente anche formale non è pura e le definizioni finora mancano. Dal mio punta di vista il fenomeno è comprensibile nel contesto frattale del sincretismo.

Sotto un prospetto generale, si puo riassumere che nella scuola grazese si siano sviluppati decisivi studi per la soluzione del problema dell'angolo. Perciò si potrebbe dire che un reale problema d'angolo non esista più.

Per cui proprio perché la scuola grazese ha risolto il problema d'angolo per definitionem non sarà mai cosi famosa come quella Greca. Prego di fare voi stessi un'idea dei progetti.

Ho pregato alcuni architetti di preparare alcune diapositive e scrivere un piccolo commento delle essenziali idee di progetto. Per cui i miei commenti alle immagini devono essere interpretati come citazioni degli architetti. Io presento ciò che ho ricevuto e non ciò che ho scelto io stesso. Dopo le immagini con gli angoli interni adesso riflessioni analoghe riguardando gli angoli esterni.

Hafner, Hafner, Hafner, Hafner, Riegler/Riewe, Riegler/Riewe, Plottegg & Computer, Plottegg & Computer, Domenig/Huth, Szyskowitz/Kowalski, Frey, Kada.

Siccome le foto sono piuttosto simili mi permetto ancora una piccola osservazione: parallelamente alla cosidetta scuola grazese si è sviluppata anche una scuola grazese della fotografia architettonica. Di ciò ve ne potrò parlare più a lungo un'altra volta.

Aparte ciò mi sembra, che l'angolo senza pilastri non è amato dalla scuola grazese: la deviazione della verticale - come vi ho gia dimostrato - è molto amata. L'effetto è evidente specialmente lateralmente e per questo c'è bisogno di uno spigolo.

Frey, Kada, Artec (Götz / Manhal), Artec (Götz / Manhal), Frey, Kada, Gienke, Gienke, Gienke, Gienke, Frey, Frey, Szyzskowitz/Kowalski, Szyzskowitz/Kowalski, Frey, Frey, Szyzskowitz/Kowalski, Szyzskowitz/Kowalski, Eisenköck / Domenig, Kada, Domenig/Eisenköck, Kada, Lainer, Lainer, Plottegg, Plottegg, Plottegg, Plottegg, Zechner/Zechner ("Archikamikaze"), Zechner/Zechner, Zechner/Zechner, Zechner/Zechner

Adesso il tema degli interni: Giencke, Lainer, Huth, Huth, Giencke, Giencke, Plottegg, Plottegg


Gruber

Di Andreas Gruber: un costruzione in acciaio per un ascensore inserita nella tromba di una scala in una casa liberty a Vienna (1993). Ho citato Gruber prima, a proposito della "manovra deviante dei Greci", per "l'irrisolto passaggio di materiale". Ecco come può essere risolto un angolo da un architetto esperto. Costruzione in acciaio per un ascensore inserita nella tromba di una scala in una casa liberty a Vienna.

Infine per limitare tutte le osservazioni sulla scuola grazese e sulla soluzione del problema dell'angolo vi mostro ancora un esempio da Vienna. Probabilmente conoscerete tutti il pittore Hundertwasser, perché è uno dei pochi artisti austriaci conosciuto a livello internazionale. Negli anni '60 ha redatto il "manifesto dell'ammuffimento", nel quale egli si professa contrario alla linea retta e contrario all'angolo di 90 gradi. Hundertwasser ha costruito gia 2 case a Vienna, questo è il loro aspetto. Ci sono 2 teorie per queste case.


Hundertwasser

Come afferma il mio collaboratore Gert Polzer, la teoria della storia tribale dice che, per quanto riguarda il problema dell'angolo, riconoscere l'angolo è di vitale importanza. Chi non riconosce lo spigolo, vi batterà la testa al prossimo angolo. - In questo senso la mia relazione potrà essere considerata un consiglio pratico. - Da ciò segue, che persone che hanno poca capacità di riconoscere l`angolo sono in pericolo fisico. Quindi ne segue, che in una repubblica nella quale manca l'intelligenza nel riconoscere l'angolo, si devono costruire solo case rotonde.


Hundertwasser

Come afferma il mio collaboratore Gert Polzer, la teoria della storia tribale dice che, per quanto riguarda il problema dell'angolo, riconoscere l'angolo è di vitale importanza. Chi non riconosce lo spigolo, vi batterà la testa al prossimo angolo. - In questo senso la mia relazione potrà essere considerata un consiglio pratico. - Da ciò segue, che persone che hanno poca capacità di riconoscere l`angolo sono in pericolo fisico. Quindi ne segue, che in una repubblica nella quale manca l'intelligenza nel riconoscere l'angolo, si devono costruire solo case rotonde.

La seconda teoria afferma: Indipendentemente dalla qualificazione dell'arte di costruire bisogna rifutare questi edifici anche perchè: i cani - e Vienna è una citta amata dai cani - non trovano angoli dove possano alzare la propria zampa. Perciò i cani vivono con troppa pressione nella vescica, perciò molti cani muoiono prima, perciò bisogna rifiutare una architettura con angoli smussati.

Riassumendo il mio discorso sul problema dell'angolo:

Sono gli architetti che fanno gli angoli, perciò sono loro stessi che si fanno il problema dell'angolo.

Dipende dall'intelligenza di ognuno fare una buona architettura, e di evitare il problema dell'angolo.


*** lectures ***